Insieme alla Confederazione e ai cantoni, i comuni costituiscono i pilastri federali della Svizzera. L’articolo 50 della Costituzione federale, la cui revisione è entrata in vigore il 1° gennaio 2000, obbliga la Confederazione a tenere conto, nell’ambito del suo agire, delle possibili conseguenze per i comuni e della particolare situazione delle città, degli agglomerati e delle regioni di montagna. L’autonomia comunale è pertanto garantita dalla Costituzione federale da un quarto di secolo.
Ma quali passi hanno compiuto la Confederazione e i cantoni negli ultimi 25 anni per includere il livello comunale come partner statale paritario? L’articolo costituzionale è stato sufficientemente attuato o c’è ancora un potenziale per tenere maggiormente conto delle preoccupazioni dei comuni? In quali ambiti i comuni hanno bisogno di maggiore libertà di manovra? E in che misura la Confederazione prende sul serio la collaborazione con i comuni in tempi di crisi? All’insegna del motto «Comuni forti, Stato forte», il 6 giugno 2025 l’ACS ha invitato le delegazioni comunali di tutta la Svizzera alla sua 72a Assemblea generale ordinaria a Vernier/GE per approfondire tali questioni.
La dimensione comunale è spesso quella in cui ciò che è stato deciso nella «Berna federale» deve essere attuato concretamente. «Abbiamo quindi bisogno di leggi adatte ai comuni, che possano essere attuate anche in un incarico di milizia», ha chiesto il presidente dell’ACS Mathias Zopfi, anch’egli ex vicesindaco di Glarus Süd. Parimenti, le misure che hanno un impatto a livello comunale devono essere sviluppate con i comuni, senza eccezioni, e le loro preoccupazioni devono trovare ascolto. «Troppo spesso, questo riflesso è ancora assente a livello federale. Ad esempio, le proposte del pacchetto di risparmio del Consiglio federale sono state elaborate senza coinvolgere i comuni e i fondi sono stati cancellati, con conseguenze di vasta portata per gli altri livelli federali».
Tuttavia, anche altri settori, tra cui per esempio la pianificazione del territorio, la politica dei trasporti e la gestione delle crisi sono spesso imposte «dall’alto», come è emerso dalla tavola rotonda. «I comuni conoscono la situazione sul campo e sono nella posizione migliore per giudicare da soli quale sia l’approccio più adatto», ha affermato Mathias Zopfi. A lui si sono aggiunti altri ex sindaci: la consigliera di Stato ginevrina Carole-Anne Kast, il consigliere di Stato turgoviese Walter Schönholzer, il consigliere nazionale vodese Laurent Wehrli e la presidente dell’associazione dei comuni ginevrini Karine Bruchez.
Nell’ambito dell’Assemblea generale, l’ACS ha poi presentato la dichiarazione «Le città e i comuni nello Stato federale», redatta insieme all’Unione delle città svizzere. La dichiarazione è stata firmata da decine di sindaci al termine dell’incontro. La dichiarazione sarà presentata al consigliere federale competente Beat Jans il 24 settembre, «con la richiesta di rispettare l’autonomia comunale sancita garantita costituzionalmente e di riconoscere i comuni come partner statali su un piano di parità», come ha spiegato la direttrice dell’ACS Claudia Kratochvil-Hametner.
La parte statutaria dell’Assemblea generale annuale non ha riservato colpi di scena: tutte le proposte del comitato sono state approvate dai delegati comunali. Stéphane Coppey, ex sindaco di Monthey/VS, ha annunciato il suo ritiro dal comitato. Matthias Gysin, sindaco di Duggingen/BL e direttore generale dell’associazione dei comuni di Basilea Campagna, è stato eletto nuovo membro del comitato.
Comunicato stampa
Foto: Nicolas Dupraz